Un confronto tra riprese aeree e indagini geofisiche: la zona non scavata della regio IV a Ostia antica

Ostia antica figura senz’altro tra i maggiori siti archeologici del Mediterraneo. Sebbene gli sterri eseguiti nel secolo scorso abbiano messo in luce 36 ha circa del tessuto urbano antico, gran parte della città romana rimane sepolta. Lo dimostrano alcune foto aeree riprese negli ultimi quarant’anni. Tutti questi scatti sono stati raccolti all’interno del PROgetto Nuovo Atlante di Ostia antica (Università del Salento), per elaborare una nuova mappa dell’area archeologica sulla base della loro interpretazione. Varie strutture sepolte appaiono chiaramente su una strisciata scattata dalla SARA-NISTRI nel 1984, in particolare nelle regiones I, III e V. Poche strutture emergono però nella regio IV. Dati utili al riguardo sono ricavabili dalle riprese aeree realizzate dalla CGR nel 2008. Su queste foto verticali e oblique spiccano numerose tracce di vegetazione alle spalle degli edifici costruiti lungo il decumano e il cardo, come anche lungo la via Severiana. Al contrario, scarse strutture emergono al centro della zona non scavata della regio IV.
Diversi progetti hanno indagato questo settore della città con metodi geofisici: le prime analisi magnetometriche furono eseguite negli anni 1996-98 dal Joint AAR-DAI Research Project; nel 2015, l’Università di Leida ha perlustrato la zona alle spalle dell’insula IV, ii mediante GPR; tra 2018 e 2022 un’équipe internazionale (CCJ/CEREGE/Università di Graz/Sapienza, Università di Roma) ha studiato l’area collocata tra il Foro di Porta Marina e la via costiera, comprendendo la palestra delle Terme di Porta Marina, con una serie d’indagini geofisiche (GPR, ERT, MAG, EMI) e archeologiche; ultimamente, nel mese di giugno 2024, è stata indagata l’intera zona con il GPR e l’EMI, nell’ambito del progetto Early Ostia Revisited (Università di Liegi/Università di Gent).
Il confronto fra i dati geofisici raccolti nella regio IV nel corso degli ultimi anni e le conclusioni della fotointerpretazione offre spunti di riflessione di grande interesse per ricostruire la topografia della zona in esame. Le indagini condotte con il GPR hanno evidenziato la presenza di varie strutture sul perimetro della zona studiata, mentre al centro si trova una zona con un numero significativamente inferiore di anomalie. Una situazione simile appare anche nei risultati delle indagini EMI: in quel punto la conduttività elettrica del sottosuolo è molto più forte di quella delle aree periferiche, laddove vari edifici sono stati rivelati dal GPR e dalle riprese aeree.
Se nel complesso le anomalie rilevate nel corso delle indagini geofisiche concordano con le tracce della vegetazione, in alcuni casi specifici, le indagini geofisiche mostrano anomalie non leggibili sulle immagini satellitari e sulle foto aeree; in altri casi, invece, le immagini aeree si rivelano più chiare dei dati ottenuti con gli strumenti geofisici più recenti. Risulta pertanto necessario ragionare sui limiti di tali metodologie e sul contributo specifico che le riprese aree possono offrire alla ricerca topografia. Lo scopo della nostra relazione è proprio quello di evidenziare quest’apporto all’interno di un ragionamento metodologico basato sul caso studio di Ostia.