Abstract :
[it] Con la fondazione della «Society for Psychical Research» di Londra, nel 1882, l’interesse morboso per la medianità e il paranormale che caratterizza la cultura di massa del secondo Ottocento investe ufficialmente anche la comunità scientifica, segnando la nascita istituzionale di una nuova disciplina, nota, secondo la definizione di Richet, come metapsichica. In questa temperie, gli studi sugli aspetti più oscuri della personalità umana, sugli stati di incoscienza e coesistenza di diverse volontà e azioni distinte nel medesimo individuo, finiscono per esercitare un fascino irriducibile sull’immaginario letterario europeo, favorendo la diffusione del fortunato pattern del doppelgänger.
Sul fronte italiano, è nella narrativa soprannaturale di Luigi Capuana, accanto ai Racconti di Tarchetti, che si estrinseca maggiormente e insistentemente quella che Andrea Cedola – parafrasando Capuana medesimo – ha definito «fenomenologia delle intermittenze, degli affioramenti del mondo arcano»: in tal senso, il sonno e la morte, condizioni in limine per eccellenza, rappresentano il varco d’accesso privilegiato a una dimensione spazio-temporale altra, in cui l’io si confronta con se stesso e con la sua pluralità. Piccole esistenze borghesi esperiscono, nelle short stories capuaniane, improvvisi stadi di sospensione della coscienza vigile e di compresenza tra realtà e irrealtà presunta, a cui consegue, inevitabile, la crisi, origine e manifestazione stessa del perturbante. Le sue tracce sono sempre ben visibili, a testimonianza di "veridicità", al momento del “risveglio”, attraverso oggetti mediatori o spettatori diretti e increduli dell’accaduto.
Il contributo propone un’analisi comparata delle novelle Un caso di sonnambulismo (1873), Per un sogno (1900), Il sogno di un musicista (1901) e Sogni… non sogni (1905) alla luce del dispositivo intertestuale e del raffronto con gli studi pre-freudiani sull’inconscio, spesso espressamente dichiarati dall’autore, da Sante De Sanctis a Camille Mélinand.