Abstract :
[it] Nel 'Nuovo dizionario dei sinonimi della lingua italiana' (1838), Niccolò Tommaseo attestava quattro significati del lemma «bestia»: uno primario, di nome generico di animale, e tre accessori, rispettivamente di «fiera», «bruto», «sciocco». Nelle bibliografie verghiana e capuaniana si registrano occorrenze per ciascuna accezione, con prevalenza delle ultime due, e l’aggiunta di quella tutta siciliana di «asino da basto», di lavoratore piegato dalla fatica. Per i veristi, ‘bestia’ è chi, «sazio giammai», vive schiavo degli istinti, ma è ancor più colui che, privo di sentimento o morale, «oltre all’ignoranza, ha poco dell’umano», e, pertanto, individua nella «roba» l’unica virtù perseguibile. Sono ‘bestie’, in tal senso, i protagonisti della novella 'I Bestia' di Luigi Capuana e il Nunzio Rametta del verghiano 'Dal tuo al mio'. Si propone un’analisi di questa specifica forma di bestialità, sottendente una forte critica sociale, comune ai due scrittori siciliani, ma trasferita nel testo letterario secondo due approcci diversi: il riso amaro di Capuana, in cui non c’è spazio alcuno per l’ideale dell’ostrica; il confermato credo darwinista di Verga, per il quale, tuttavia, il valore della famiglia resiste e persiste.
Main work title :
Natura Società Letteratura, Atti del XXII Congresso dell’ADI - Associazione degli Italianisti (Bologna, 13-15 settembre 2018)