Abstract :
[en] Nel segno di una comunicazione militante e intermediale, nel luglio del 1967 prendeva forma a Torino, il primo esemplare dell’antologia GEIGER a cura dei fratelli Spatola (oltre ad Adriano, Maurizio e Tiziano). L’antologia di testi sperimentali rilegata con una cucitrice da ufficio era significativamente sottotitolata “worksandwordsandworlds” e ospitava opere di poesia visuale realizzate da artisti di tutto il mondo tra cui Mirella Bentivoglio, Henri Chopin, Frans Vanderlinde, Jiří Valoch e Franz Mon. Dalle ceneri ancora ardenti e straordinariamente fertili della rivista BAB ILU (1960-61) diretta da Adriano Spatola nascevano le edizioni GEIGER e l’omonima antologia d’artista, una raccolta di scritture verbovisuali stampata in tiratura limitata che invitava a “vedere nel campo della poesia sperimentale non tanto una confusa e frammentaria area in dispersione, quanto la coesistenza di varie direttrici di marcia legate da una fitta rete di rapporti e di scambi” (A. Spatola, 1969).
Ispirate alle avanguardie storiche e profondamente legate alle esperienze internazionali e multimediali del movimento Fluxus, le pubblicazioni GEIGER (1967-72) rappresentano una delle mature e feconde espressioni della neoavanguardia, in cui convivono ricerca ed etica rivoluzionaria, arte e vita, passione e sovversione. In un momento storico-culturale in cui la poesia poteva presentarsi come “visiva, concreta, aleatoria, evidente, fonetica, grafica, elementare, elettronica, automatica, gestuale, cinetica, simbiotica, ideografica, multidimensionale, spaziale, artificiale, permutazionale, trovata, simultanea, casuale, statistica, programmata, cibernetica, semiotica” (Martino e Anna Oberto, 1968), GEIGER sosteneva un progetto poetico audace e interdisciplinare “che non può più accettare le rigide delimitazioni culturali del passato, né accontentarsi di un’esperienza dell’arte che non sia quotidiana, in ogni gesto-parola-segno- vibrazione-suono” (A. Spatola, 1969).
Dall’analisi di due antologie GEIGER (no. 1, 1967; no. 5, 1972), passando attraverso la lettura di alcuni passi contenuti nel saggio Verso la poesia totale (1969), fino all’introduzione della rivista TAM TAM a cura di Adriano Spatola e Giulia Niccolai (1972-88), la lezione mette a fuoco i prodromi e gli sviluppi di una produzione editoriale estremamente varia, colta e complessa, unica nella sua storia e nel suo genere che all’insegna dell’integrazione tra le arti e di una radicale trasformazione dei linguaggi dava corpo ai territori più rivoluzionari dell’espressione artistico-letteraria del secondo Novecento.