RASSEGNA STAMPA

9 DICEMBRE 2001
ANDREA CAVAZZINI
Il pensiero nudo di Althusser

Sulla filosofia, terzo volume della collana "Althusseriana" (Unicopli, pp. 250, L. . 22.000), si compone di materiali eterogenei: alcuni testi messi in forma di dialogo, in cui Louis Althusser espone tra il 1984 e il 1987 alla filosofa messicana Fernanda Navarro le sue vedute, una serie di lettere dello stesso periodo, infine la versione originale della conferenza del 1976 a Granada sulla "Trasformazione della filosofia". Nonostante l'eterogeneità, l'unità dei testi è data dal fin troppo ingombrante titolo: lo statuto della filosofia. Ciò rende il volume qualcosa di più di un documento antiquario: conoscere questi lavori ha un valore storico nel senso della nietzschiana "storia critica", portatrice di un'attività discriminante orientata alle esigenze dell'oggi. E nulla è oggi più attuale dell'interrogarsi sul senso dell'attività filosofica. Come rileva il curatore Aldo Pardi nell'Introduzione, l'autore caratterizza la filosofia come un'attività immersa nella storia e nei rapporti sociali; questo però non comporta nessun sociologismo, innanzi tutto perché essa non "rispecchia" le proprie condizioni storiche, ma piuttosto consiste nel portarle ad uno stato di pensabilità razionale.

A questa pratica di riflessione corrispondono due diverse forme di filosofia. Nella prima, la filosofia elabora il concetto di un Principio delle cose in grado di unificare le pratiche umane deducendole da esso. Questa è la via della filosofia che si è voluta discorso critico fondativo, embricato in pratiche di dominio e controllo sociale. La seconda modalità, invece, rifiuta ogni domanda sul Fine, non cerca di dedurre le cose dai Principi. Si limita a registrare sequenze aleatorie di eventi, ad analizzare comportamenti e combinazioni delle cose stesse, portandole alla vita razionale del linguaggio e rinunciando alla pretesa di far coincidere pensiero e realtà; si vuole nel contempo radicalmente convenzionale, in quanto una realtà fatta di occorrenze singolari in teoria potrebbe essere solo indicata. Questo modo di filosofare si è incarnato nelle correnti eretiche della storia del pensiero. Accanto a Epicuro, Spinoza, Marx ricorrenti negli scritti sul materialismo aleatorio, qui troviamo anche i Sofisti e Guglielmo di Ockham. Protagora viene elogiato per il suo mito della nudità umana - che deriverebbe la società e le tecniche non da un atto volontario, ma dall'esigenza umana di "esonerarsi" dalla propria fragilità.

Il "mito materialista" è peraltro comune a quasi tutti gli autori che Althusser iscrive nella propria genealogia: dal Dio "geometrico" alla pioggia cosmica, dal Principe sorto dal niente al bellum omnium e al buon selvaggio. Aggiungiamo, sulla scorta di Hans Blumenberg, che in Ockham l'onnipotenza assolutamente incausata e arbitraria di Dio serve a pensare la proliferazione indefinita degli enti in un mondo strutturalmente difforme dalla ragione umana, rispetto alla cui multiformità è poi necessario economizzare le pratiche linguistiche. In tutti questi casi vediamo l'esigenza di sostituire all'Origine un'Antiorigine. La posizione iniziale di un'indeterminatezza assoluta, da cui nulla può essere dedotto secondo ragione, garantisce di poter pensare ogni sviluppo come imprevedibile.

Il Principio garantisce l'identità sostanziale delle cose che da esso si generano in una processione predeterminata; al contrario, il Vuoto mostra quanto la storia lavori e corroda ogni permanenza, indicando uno stato iniziale da cui un gioco di forze avrebbe potuto derivare qualsiasi risultato, e rispetto al quale ogni risultato appare un allontanamento indeducibile.

Riconducendo la filosofia alla vita storica, Althusser non ha potuto fare a meno di elaborare un concetto di storia adeguato alle esigenze della filosofia. In questo circolo virtuoso, la pratica storica e il pensiero che la riflette, appaiono come compiti destinati a ricominciare sempre da capo.
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