![]() RASSEGNA STAMPA | ![]() 9 DICEMBRE 2001 |
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Sulla
filosofia, terzo volume della collana "Althusseriana" (Unicopli, pp.
250, L. . 22.000), si compone di materiali eterogenei: alcuni testi messi in
forma di dialogo, in cui Louis Althusser espone tra il 1984 e il 1987 alla
filosofa messicana Fernanda Navarro le sue vedute, una serie di lettere dello
stesso periodo, infine la versione originale della conferenza del 1976 a
Granada sulla "Trasformazione della filosofia". Nonostante
l'eterogeneità, l'unità dei testi è data dal fin troppo ingombrante titolo: lo
statuto della filosofia. Ciò rende il volume qualcosa di più di un documento
antiquario: conoscere questi lavori ha un valore storico nel senso della
nietzschiana "storia critica", portatrice di un'attività
discriminante orientata alle esigenze dell'oggi. E nulla è oggi più attuale
dell'interrogarsi sul senso dell'attività filosofica. Come rileva il curatore Aldo
Pardi nell'Introduzione, l'autore caratterizza la filosofia come un'attività
immersa nella storia e nei rapporti sociali; questo però non comporta nessun
sociologismo, innanzi tutto perché essa non "rispecchia" le proprie
condizioni storiche, ma piuttosto consiste nel portarle ad uno stato di
pensabilità razionale.
A questa
pratica di riflessione corrispondono due diverse forme di filosofia. Nella
prima, la filosofia elabora il concetto di un Principio delle cose in grado di
unificare le pratiche umane deducendole da esso. Questa è la via della
filosofia che si è voluta discorso critico fondativo, embricato in pratiche di
dominio e controllo sociale. La seconda modalità, invece, rifiuta ogni domanda
sul Fine, non cerca di dedurre le cose dai Principi. Si limita a registrare
sequenze aleatorie di eventi, ad analizzare comportamenti e combinazioni delle
cose stesse, portandole alla vita razionale del linguaggio e rinunciando alla
pretesa di far coincidere pensiero e realtà; si vuole nel contempo radicalmente
convenzionale, in quanto una realtà fatta di occorrenze singolari in teoria
potrebbe essere solo indicata. Questo modo di filosofare si è incarnato nelle
correnti eretiche della storia del pensiero. Accanto a Epicuro, Spinoza, Marx
ricorrenti negli scritti sul materialismo aleatorio, qui troviamo anche i
Sofisti e Guglielmo di Ockham. Protagora viene elogiato per il suo mito della
nudità umana - che deriverebbe la società e le tecniche non da un atto
volontario, ma dall'esigenza umana di "esonerarsi" dalla propria
fragilità.
Il
"mito materialista" è peraltro comune a quasi tutti gli autori che
Althusser iscrive nella propria genealogia: dal Dio "geometrico" alla
pioggia cosmica, dal Principe sorto dal niente al bellum omnium e al buon
selvaggio. Aggiungiamo, sulla scorta di Hans Blumenberg, che in Ockham
l'onnipotenza assolutamente incausata e arbitraria di Dio serve a pensare la
proliferazione indefinita degli enti in un mondo strutturalmente difforme dalla
ragione umana, rispetto alla cui multiformità è poi necessario economizzare le
pratiche linguistiche. In tutti questi casi vediamo l'esigenza di sostituire
all'Origine un'Antiorigine. La posizione iniziale di un'indeterminatezza
assoluta, da cui nulla può essere dedotto secondo ragione, garantisce di poter
pensare ogni sviluppo come imprevedibile.
Il Principio
garantisce l'identità sostanziale delle cose che da esso si generano in una
processione predeterminata; al contrario, il Vuoto mostra quanto la storia
lavori e corroda ogni permanenza, indicando uno stato iniziale da cui un gioco
di forze avrebbe potuto derivare qualsiasi risultato, e rispetto al quale ogni
risultato appare un allontanamento indeducibile.
Riconducendo
la filosofia alla vita storica, Althusser non ha potuto fare a meno di
elaborare un concetto di storia adeguato alle esigenze della filosofia. In
questo circolo virtuoso, la pratica storica e il pensiero che la riflette,
appaiono come compiti destinati a ricominciare sempre da capo. inizio pagina vedi anche analisi e commenti