RASSEGNA STAMPA

6 SETTEMBRE 2003
ANDREA CAVAZZINI
[Le anomalie del Ginevrino
Pubblicato il volume finora inedito in Italia «L'impensato di Jean Jacques Rousseau» del filosofo francese Louis Althusser dedicato all'opera dell'autore del «Contratto sociale» e al pensiero politico settecentesco. Due intensi saggi dove la critica al concetto di volontà generale è svolta alla luce dell'imprevisto che irrompe nella storia, il conflitto sociale
L'impensato di Jean-Jacques Rousseau di Louis Althusser (Mimesis, pp. 76, € 10) è la prima traduzione italiana di due contributi sul pensiero politico dell'età classica del filosofo francese: un lungo saggio sul Contratto Sociale apparso nei «Cahiers pour l'analyse» (1967) e una breve recensione (1962) del noto studio di Raymond Polin su Locke. Althusser legge Il Contratto Sociale attraverso l'analisi dei suoi «scarti» teorici, i quali organizzano il dispositivo concettuale segnalandone al contempo le aporie oggettive derivanti dal rapporto tra realtà storica e razionalità teoretica. Nella prospettiva «sintomatologica» (marxista e psicoanalitica) di Althusser la storia, diversamente dalla macchina hegeliana, resiste infatti alla riscrittura concettuale e la teoria deve elaborare strategie di contenimento per celare questa resistenza. In questa prospettiva la realtà diventa il reale, e la razionalità diventa razionalizzazione. La razionalità pretende di offrirci la visione della realtà in trasparenza, ma il reale può apparire, sostiene Althusser, soltanto nei sintomi, nelle crepe della razionalizzazione che vorrebbe occultarne l'irriducibilità all'esplicitazione nell'ordine simbolico della teoria. I sintomi sono gli scarti stessi della costruzione teorica. Il Contratto Sociale si vuole quindi soluzione dell'aporia storica scaturente dalla dismisura fra le accresciute forze a disposizione dell'umanità e gli effetti delle condizioni di disuguaglianza in cui tale processo si è svolto, fino a minacciare la conservazione stessa del genere umano. L'accaparramento esclusivo delle terre ha prodotto la divisione conflittuale tra gli uomini costituendo l'uomo come titolare di un interesse particolare opposto agli altri. Di qui uno stato di guerra universale che pone in pericolo vita, libertà, proprietà, quindi l'interesse particolare stesso, a meno che il genere umano non cambi la propria maniera di essere.



Partendo dal problema della conflittualità il Contratto Sociale produce una serie di scarti che costituiscono dunque l'architettura della trama concettuale con cui Rousseau cerca di dominare le contraddizioni reali. Althusser ne individua quattro: gli scarti I-II si danno tra livelli puramente teoretici, gli scarti III-IV tra il livello teorico come tale e il reale. Questi ultimi governano i primi due. Lo scarto I riguarda il contratto che dà vita al «Corpo Sovrano» mediante l'alienazione totale dei singoli alla comunità, da cui ognuno riceve in cambio la sicurezza di cui non godeva nello stato di guerra. Esso passa tra la forma-contratto e il contenuto dell'alienazione. Un contratto è un do ut des tra soggetti indipendenti, già dati prima dell'atto contrattuale. Ma qui un contraente (il «Corpo Sovrano») non esiste prima che gli individui gli alienino tutti i loro diritti. Anzi l'alienazione dei singoli nel «Corpo Sovrano» non è un contratto, perché ad essa non c'è contropartita né reciprocità, né sono previsti in effetti due soggetti coinvolti: l'alienazione è puramente interiore e le categorie giusprivatistiche dello scambio e del contratto non sono adeguate al contenuto dell'atto.

Lo scarto II reintroduce lo scambio: è uno scarto tra il contenuto teorico della costituzione del «Corpo Sovrano» e l'affermazione che, nell'alienazione totale, l'individuo vede garantito il proprio interesse. A rigore, se l'alienazione è questo atto senza controparte e dunque contropartita, gli interessi dei singoli non possono essere garantiti: il darsi alla comunità dovrebbe trascenderli in modo incommensurabile. Lo scarto che li reintroduce di fatto nega l'assolutezza dell'alienazione vincolando la costituzione e il primato della comunità alla tutela degli interessi privati. Con un gioco sulla natura del contratto si tenta una conciliazione teorica forzata tra universale e particolare, individuo e comunità, le cui ragioni emergono però nettamente negli scarti III e IV.

Lo scarto III riguarda il rapporto tra interesse (volontà) generale e interesse (volontà) particolare: l'interesse particolare, «la preferenza accordata a se stessi», è il fondamento del generale, senza di cui non vi potrebbe essere l'alienazione che istituisce la comunità per proteggere l'interesse dei singoli. Ma l'interesse particolare è anche l'ostacolo alla formazione della volontà generale, tanto che il «Corpo Sovrano», per esistere, deve cancellare ogni differenziazione al proprio interno, eliminando gruppi, partiti, sindacati, ecc. Qui Rousseau sembra chiamare con un stesso nome due oggetti differenti: l'interesse particolare di ogni singolo individuo isolato e quello di un gruppo sociale concreto sottomesso a specifiche condizioni sociali di esistenza. Il primo interesse non è realmente in contrasto con la volontà generale, anzi ne è il presupposto; il secondo invece la mina irreparabilmente. Questa scissione nel concetto è sintomo di uno scarto tra la teoria ed il reale.

Il Ginevrino costruisce una particolarità compatibile con la volontà generale, mentre la reale particolarità degli interessi resta un impensato e come tale affiora in uno sintomo. La realtà del conflitto sociale viene occultata dalla polarità di due costruzioni mitiche che si sostengono a vicenda (l'interesse dell'individuo isolato e la volontà generale), con la funzione di nascondere che non vi sono individui isolati né una volontà generale, ma solo conflitti di classe transindividuali.

Demonizzando la particolarità reale dei conflitti e conciliando quella immaginaria dei singoli con un altrettanto immaginario interesse generale Rousseau ricalca involontariamente la strategia di dominio degli originari accaparratori delle terre: la dialettica tra l'individuo atomico padrone di se stesso e l'interesse generale nasconde il fatto che alcuni uomini sono padroni di altri, e quindi hanno interessi oggettivi differenti. Il Contratto Sociale finisce con lo stesso occultamento mistificatorio di una conflittualità immanente ai rapporti sociali da cui aveva avuto inizio lo stato di cose che vorrebbe risolvere. Da qui le due soluzioni immaginarie al problema del conflitto sociale: la piccola proprietà indipendente per assicurare l'autonomia dei singoli e l'educazione (la religione civile) per garantire l'unità della «Volontà Generale». Proposte velleitarie che denunciano il limite di questa teoria politica: l'incoercibilità del conflitto sociale (e della lotta di classe) quale impensato di ogni teoria delle condizioni di equilibrio della vita sociale.

In questo schema concettuale, la soluzione ideologica dell'educazione popolare «va all'infinito». Qui possiamo trovare una chiave per l'interpretazione «totalitaria» di Rousseau, pur non trattata direttamente.

L'ideale di una coesione sociale impossibile si muta nell'ossessione di una pratica di indottrinamento supposta produrre l'unità e l'uniformità del popolo. Trattandosi di un'unità immaginaria, la realtà le è sempre inadeguata e ciò produce una tensione verso un controllo sempre più stretto su costumi, azioni, parole e pensieri. La tentazione totalitaria sembra una fuga in avanti volontaristica mossa dal misconoscimento del conflitto di classe immanente alla società, il sogno proibito di ogni teoria della composizione armoniosa degli interessi. Tuttavia, dato che per Rousseau la storia è sempre alcunché di precario e contingente, un tessuto di congiunture singolari e irriducibili, le possibilità di instaurare realmente un ordine sociale quale quello descritto sono quanto mai scarse e di fatto dovremo cavarcela con i materiali offerti dalle circostanze.

L'irrompere del reale nella teoria determina allora un'altra teoria. Partendo dal ritorno sintomatico del reale dalla sua totalizzazione immaginaria, Althusser evoca un altro universo teorico: quello marxista, in cui la ricerca delle istituzioni «giuste» e durature è sostituita dalla conoscenza del rapporto tra le forme politiche e le condizioni storiche del conflitto sociale. Alla ricorrente accusa secondo cui il marxismo non ha una teoria politica, Althusser sembra aver risposto che infatti è così, ma non per questo il marxismo non ha nulla da dire sulla politica: il marxismo è una teoria della storia e la storia, come mostrano le aporie di Rousseau, è l'anomalia del Politico.

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vedi anche
Filosofia (e) politica