[Le anomalie del Ginevrino
Pubblicato il volume
finora inedito in Italia «L'impensato di Jean Jacques Rousseau» del filosofo
francese Louis Althusser dedicato all'opera dell'autore del «Contratto sociale»
e al pensiero politico settecentesco. Due intensi saggi dove la critica al
concetto di volontà generale è svolta alla luce dell'imprevisto che irrompe
nella storia, il conflitto sociale
L'impensato di Jean-Jacques
Rousseau
di Louis Althusser (Mimesis, pp. 76, € 10) è la prima traduzione italiana di
due contributi sul pensiero politico dell'età classica del filosofo francese:
un lungo saggio sul Contratto Sociale apparso nei «Cahiers pour l'analyse» (1967) e una
breve recensione (1962) del noto studio di Raymond Polin su Locke. Althusser
legge Il
Contratto Sociale attraverso l'analisi dei suoi «scarti» teorici, i quali organizzano il
dispositivo concettuale segnalandone al contempo le aporie oggettive derivanti
dal rapporto tra realtà storica e razionalità teoretica. Nella prospettiva
«sintomatologica» (marxista e psicoanalitica) di Althusser la storia,
diversamente dalla macchina hegeliana, resiste infatti alla riscrittura
concettuale e la teoria deve elaborare strategie di contenimento per celare
questa resistenza. In questa prospettiva la realtà diventa il reale, e la
razionalità diventa razionalizzazione. La razionalità pretende di offrirci la visione
della realtà in trasparenza, ma il reale può apparire, sostiene Althusser,
soltanto nei sintomi, nelle crepe della razionalizzazione che vorrebbe
occultarne l'irriducibilità all'esplicitazione nell'ordine simbolico della
teoria. I sintomi sono gli scarti stessi della costruzione teorica. Il Contratto Sociale si vuole quindi soluzione
dell'aporia storica scaturente dalla dismisura fra le accresciute forze a
disposizione dell'umanità e gli effetti delle condizioni di disuguaglianza in
cui tale processo si è svolto, fino a minacciare la conservazione stessa del genere
umano. L'accaparramento esclusivo delle terre ha prodotto la divisione
conflittuale tra gli uomini costituendo l'uomo come titolare di un interesse
particolare opposto agli altri. Di qui uno stato di guerra universale che pone
in pericolo vita, libertà, proprietà, quindi l'interesse particolare stesso, a
meno che il genere umano non cambi la propria maniera di essere.
Partendo dal problema della conflittualità il Contratto Sociale produce una serie di scarti che
costituiscono dunque l'architettura della trama concettuale con cui Rousseau
cerca di dominare le contraddizioni reali. Althusser ne individua quattro: gli
scarti I-II si danno tra livelli puramente teoretici, gli scarti III-IV tra il
livello teorico come tale e il reale. Questi
ultimi governano i primi due. Lo scarto I riguarda il contratto che dà vita al
«Corpo Sovrano» mediante l'alienazione totale dei singoli alla comunità, da cui
ognuno riceve in cambio la sicurezza di cui non godeva nello stato di guerra.
Esso passa tra la forma-contratto e il contenuto dell'alienazione. Un contratto
è un do ut des tra soggetti indipendenti, già
dati prima dell'atto contrattuale. Ma qui un contraente (il «Corpo Sovrano») non esiste prima che gli
individui gli alienino tutti i loro diritti. Anzi l'alienazione dei singoli nel
«Corpo Sovrano» non è un contratto, perché ad
essa non c'è contropartita né reciprocità, né sono previsti in effetti due soggetti coinvolti: l'alienazione è puramente interiore e le categorie giusprivatistiche dello scambio e
del contratto non sono adeguate al contenuto dell'atto.
Lo scarto II reintroduce lo scambio: è uno scarto tra il
contenuto teorico della costituzione del «Corpo Sovrano» e l'affermazione che,
nell'alienazione totale, l'individuo vede garantito il proprio interesse. A
rigore, se l'alienazione è questo atto senza controparte e dunque
contropartita, gli interessi dei singoli non possono essere garantiti: il darsi
alla comunità dovrebbe trascenderli in modo incommensurabile. Lo scarto che li
reintroduce di fatto nega l'assolutezza dell'alienazione vincolando la
costituzione e il primato della comunità alla tutela degli interessi privati.
Con un gioco sulla natura del contratto si tenta una conciliazione teorica
forzata tra universale e particolare, individuo e comunità, le cui ragioni
emergono però nettamente negli scarti III e IV.
Lo scarto III riguarda il rapporto tra interesse (volontà)
generale e interesse (volontà) particolare: l'interesse particolare, «la
preferenza accordata a se stessi», è il fondamento
del generale, senza di cui non vi potrebbe essere l'alienazione che istituisce
la comunità per proteggere l'interesse dei singoli. Ma l'interesse particolare
è anche l'ostacolo alla formazione della
volontà generale, tanto che il «Corpo Sovrano», per esistere, deve cancellare
ogni differenziazione al proprio interno, eliminando gruppi, partiti,
sindacati, ecc. Qui Rousseau sembra chiamare con un stesso nome due oggetti
differenti: l'interesse particolare di ogni singolo individuo isolato e quello
di un gruppo sociale concreto sottomesso a specifiche condizioni sociali di
esistenza. Il primo interesse non è realmente in contrasto con la volontà
generale, anzi ne è il presupposto; il secondo invece la mina irreparabilmente.
Questa scissione nel concetto è sintomo di uno
scarto tra la teoria ed il reale.
Il Ginevrino costruisce una particolarità compatibile con la
volontà generale, mentre la reale particolarità degli interessi resta un
impensato e come tale affiora in uno sintomo. La realtà del conflitto sociale
viene occultata dalla polarità di due costruzioni mitiche che si sostengono a
vicenda (l'interesse dell'individuo isolato e la volontà generale), con la
funzione di nascondere che non vi sono
individui isolati né una volontà generale, ma solo conflitti di classe
transindividuali.
Demonizzando la particolarità reale dei conflitti e
conciliando quella immaginaria dei singoli con un altrettanto immaginario
interesse generale Rousseau ricalca involontariamente la strategia di dominio
degli originari accaparratori delle terre: la dialettica tra l'individuo
atomico padrone di se stesso e l'interesse generale nasconde il fatto che
alcuni uomini sono padroni di altri, e quindi hanno interessi oggettivi
differenti. Il Contratto Sociale finisce con
lo stesso occultamento mistificatorio di una conflittualità immanente ai
rapporti sociali da cui aveva avuto inizio lo stato di cose che vorrebbe
risolvere. Da qui le due soluzioni immaginarie al problema del conflitto
sociale: la piccola proprietà indipendente per assicurare l'autonomia dei
singoli e l'educazione (la religione civile) per garantire l'unità della
«Volontà Generale». Proposte velleitarie che denunciano il limite di questa
teoria politica: l'incoercibilità del conflitto sociale (e della lotta di
classe) quale impensato di ogni teoria delle condizioni di equilibrio della
vita sociale.
In questo schema concettuale, la soluzione ideologica
dell'educazione popolare «va all'infinito». Qui possiamo trovare una chiave per
l'interpretazione «totalitaria» di Rousseau, pur non trattata direttamente.
L'ideale di una coesione sociale impossibile si muta
nell'ossessione di una pratica di indottrinamento supposta produrre l'unità e
l'uniformità del popolo. Trattandosi di un'unità immaginaria, la realtà le è
sempre inadeguata e ciò produce una tensione verso un controllo sempre più
stretto su costumi, azioni, parole e pensieri. La tentazione totalitaria sembra
una fuga in avanti volontaristica mossa dal misconoscimento del conflitto di
classe immanente alla società, il sogno proibito di ogni teoria della
composizione armoniosa degli interessi. Tuttavia, dato che per Rousseau la
storia è sempre alcunché di precario e contingente, un tessuto di congiunture
singolari e irriducibili, le possibilità di instaurare realmente un ordine sociale
quale quello descritto sono quanto mai scarse e di fatto dovremo cavarcela con
i materiali offerti dalle circostanze.
L'irrompere del reale nella teoria determina allora un'altra teoria. Partendo dal ritorno sintomatico del reale
dalla sua totalizzazione immaginaria, Althusser evoca un altro universo
teorico: quello marxista, in cui la ricerca delle istituzioni «giuste» e
durature è sostituita dalla conoscenza del rapporto tra le forme politiche e le
condizioni storiche del conflitto sociale. Alla ricorrente accusa secondo cui
il marxismo non ha una teoria politica, Althusser sembra aver risposto che
infatti è così, ma non per questo il marxismo non ha nulla da dire sulla
politica: il marxismo è una teoria della storia e la storia, come mostrano le
aporie di Rousseau, è l'anomalia del Politico.